Paradossi: Maddalena Ambrosio

Succede qualcosa alle cose abbandonate o perse nella nostra memoria: hanno una loro storia ed una loro vita e agiscono…. quasi auto-ricostruendosi, ricomponendone una nuova.
In questa mostra  materiali semplici, ecologici e di riciclo sovvertono gli spazi della galleria e il comune senso dell'abitare lo spazio. Si tratta di un percorso sensoriale che ci introduce nel mondo metaforico dell'artista, in cui, una sorta di naturale inquietudine, plasma forme e situazioni che si susseguono e si confondono fra di loro.
Entrando in galleria si entra in realtà  nell'installazione principale che e anche il leitmotiv di tutta la mostra:  "una grande opera, contenitore di altre opere".
La rottura degli schemi abituali crea un senso di disorientamento. Succede così che lo spettatore si trovi ad osservare le opere d'arte in una situazione precaria in cui cambia il punto d appoggio e la normale percezione di ciò che lo circonda.
E si entra dentro un racconto, installazioni e opere singole sembrano cosi creare una sorta di dialogo segreto tra di loro al quale noi siamo invitati a partecipare. Danno vita ad un gioco di rimandi continui in cui ogni opera suggerisce il presentimento di qualcos'altro. Questa instabilità produce i suoi effetti anche sul fluire del nostro pensiero: in un'evoluzione continua dell'ambiente, la propria prospettiva non ha modo di cristallizzarsi in un'unica forma-immagine mentale, ma è in continuo cambiamento e trasformazione imprevedibile, un divenire quantistico.
Oggetti consumati e di recupero evidenziano vite parallele, quale può essere la condizione di un senza tetto che dorme sotto il cielo, espressione metaforica della condizione umana a tutti comune, in cui una semplice coperta sembra essere l'unico limite e protezione fra lui e l'infinito, fra lui e l'esposizione violenta alla precarietà della vita.. Questa fragilità però diventa anche potenza e potenzialità in un perenne divenire. L'indeterminatezza del caos cerca continuamente una nuova  organizzazione. Dunque  questa è la bellezza secondo la Ambrosio: il senso di aspettativa che si crea sulla soglia di qualcosa che sta per accadere.
Così succede che il pavimento si trasformi, che un piccolo animale si muova ignorando completamente i limiti posti dalla propria natura, che oggetti improbabili, frammenti del quotidiano, si protraggano  verso l'alto nello spazio, ma in realtà, come tesi verso un tempo futuro di rinascita.
La serie di fotografie ripropone frammenti di pura casualità, "errori fotografici", immagini senza soggetto volute al fine di concretizzare praticamente l'idea di bellezza spontanea che si esprime tramite il puro caso, senza troppe premeditazione, senza la pretesa di creare bellezza dato che la bellezza non ne ha bisogno e non vuole essere abbellita.
Siamo oltre la teoria del ready-made duchampiano: Ambrosio non solo espone gli oggetti elevandoli ad opere d'arte, ma li fa dialogare, ne celebra l'essenza in sé, ne rimarca quell'aspetto primordiale e naturale e manifesta l'eco di un mondo in dormiveglia intriso di poesia.
 

  
Something happens to abandoned things or lost in our memory: they have their own life and story, and they act… somehow rebuilding themselves, recreating a new life.
In this exhibition, humble, ecological and recycled materials subvert the gallery and our common meaning of inhabiting the space. It is a sensorial path that introduces us to the artist's metaphorical world, where an innate anxiety shapes forms and circumstances following one another and blurring each other.
As you enter the gallery, you actually stumble into the main installation which is also the leitmotiv of the whole exhibition: "a great work of art, which includes other works of art".
Breaking the conventional frames of mind means to generate a sense of  disorientation. So the viewer observes the works in a precarious situation, where the physical support and the common perception are changed.
You are entering a story: installations and single works seem to create a sort of secret dialogue among them, and we are all invited to participate. They create a cross reference game in which each work suggests something else. This instability also affects the flow of our thoughts: in an endlessy changing environment, our perspective cannot be crystallized in a unique mental figure, but it keeps changing in unpredictable transformations.
Consumed and recycled objects stress parallel lives, as well as the condition of a homeless man sleeping under the sky: metaphorical expression of the common human condition in which a simple blanket seems to be the only limit and protection between one and the Infinite, between the man and the aggressive exposure to the precariousness of life.
This fragility yet becomes power and potentiality in a neverending transformation. The indefiniteness of chaos always searches for a new organization. Therefore this is beauty, according to Ambrosio: the sense of expectation that arise on the threshold of something that is going to happen.
So it happens that the floor changes, a little animal moves totally ignoring the boundaries created by its own nature, unlikely objects, fragments of our familiar worlds, prolonge themselves up in the air, but actually as they tended to a future rebirth.
The series of photographs proposes fragments of fortuity, "photographical errors", pictures without subject on purpose, aimed to materialize the idea of spontaneus beauty which expresses itself by chance, with no premeditation. In the end, not claiming to create beauty, since beauty does not need that and does not want to be embellished.
We are far  beyond Duchamp's theory of ready-made: Ambrosio not only displays objects lifting up as works of art, but she let the objects dialogue, she celebrates their essence in itself, underlining their primordial and natural trait. She echoes an half-sleep world soaked by poetry.