Curated by James Putnam
Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea ospita la mostra History of Art di Gavin Turk, in cui dipinti e sculture dell'artista britannico dialogano con una selezione di opere di celebri artisti moderni e contemporanei, provenienti da collezioni private italiane, tedesche e dalla sua stessa collezione personale. Gavin Turk vuole riflettere e far riflettere sull'autenticità e il valore di un'opere d'arte e come questo possa influenzare il suo significato e la sua percezione e lo fa traendo ispirazione dalle opere di diversi artisti moderni, come Albers, Beuys. Boetti, Cesar, Duchamp, Dali, Fontana, Judd, Klein, Magritte, e Pollock, ma cita anche opere più contemporanee come gli armadietti di Hirst.
L'artista compie un recupero - una sorta di "riciclaggio" della storia dell'arte - con cui "gioca" e che reinterpreta nel creare le proprie opere. Usa i lavori di altri artisti che hanno rivoluzionato il concetto di opera d'arte, semplificandoli a puri cliché stilistici o a stereotipi che diventano il suo tratto distintivo, quasi il suo marchio di fabbrica.
Turk lavora con immagini e concetti, combinando spesso insieme in un dipinto o in una scultura riferimenti e allusioni prese da differenti artisti. Dà nuova forma a questi simboli, ormai consolidati, della storia dell'arte, unendoli al suo sentire personale e creando qualcosa di inedito e diverso.
Un esempio su tutti l'immagine, composta da sei pannelli, Widower, ispirata da un lato alla Fresh Widow (1920) di Duchamp e dall'altro da The Key to Dreams (1930) di Magritte. Quest'ultima è stata usata come copertina del celebre libro di John Berger 'Ways of Seeing' (1970), in cui l'autore sosteneva che la nostra percezione è governata da ciò che conosciamo e che crediamo, piuttosto da ciò che è veramente 'reale'. Turk per l'invito ad una sua mostra, ha creato una risposta alla copertina di Berger, con la volontà di suscitare domande sull'arte e sul rapporto di questa con il pensiero e la realtà.
Come Duchamp, Gavin Turk utilizza giochi di parole e calembour per i titoli delle sue opere, titoli che grazie a questo processo diventano l'elemento centrale all'interno del suo lavoro. Adottando allo stesso modo il principio del readymade, spesso usa oggetti "trovati" o scartati, trasformando così il non valore, l'inutile in prezioso. È inoltre affascinato dalla funzione di convalida che la firma dell'artista ha e assume, divenendo il mezzo primo in grado di apportare valore sia estetico sia commerciale all'opera, come un moderno marchio, brand o logo.
Questi omaggi di Turk alle opere degli artisti che hanno fatto la storia del '900 vogliono volutamente spiazzare l'osservatore e farlo interrogare su questioni fondanti come l'identità e l'autenticità. Sfidano e insieme danno nuova vita ai vecchi principi dell'avanguardia e riportano in auge le rivoluzionarie idee di Duchamp riguardo alla paternità dell'opera d'arte, ma anche di quegli artisti che lavorano utilizzando il mezzo dell'appropriazione come, ad esempio, Sherrie Levine.
Con queste prese di possesso deliberate Turk lavora e allo stesso tempo critica il concetto di originalità e la nostra percezione dell'avanguardia storica. La mostra History of Art pone questioni riguardanti il 'mito' dell'artista e lo statuto iconico dell'opera d'arte e ci spinge ad interrogarci su questioni centrali quali l'originalità di un'opera, la paternità dell'artista e quindi il suo valore di mercato.
History of Art brings together paintings and sculptures by Gavin Turk juxtaposed with a selection of works by modern masters which have been kindly loaned from private collections in Italy, the UK and Germany, including Turk's own collection. Gavin Turk draws inspiration from and responds to the work of specific artists - Albers, Beuys, Boetti, Cesar, Duchamp, Dali, Fontana, Judd, Klein, Magritte, and Pollock - and also references Hirst's more contemporary medicine cabinets.
The artist has played with the recycling of art history throughout his oeuvre. His responses to other artists' often innovative works, play with the way these can be reduced to stylistic clichés or stereotypes that become their recognisable distinctive 'trademarks'. He works with imagery and motifs, often combining two or three artist references in a single painting or sculpture. He reshapes these art historical clichés together with his own to create something new and different.
Turk's six-panel image Widower is inspired both by Duchamp's Fresh Widow (1920) and Magritte's The Key to Dreams (1930). The latter was used on the cover of John Berger's influential book Ways of Seeing (1970), in which Berger maintained that our perception is governed by what we know and what we believe, rather than what is 'real'. Turk has created a response to Berger's book cover for his exhibition invitation as if to prompt questions about art and its relationship to thought and reality.
Like Duchamp, Turk makes puns and wordplays in his titles as a central element within his work. Adopting the principle of the readymade, he often uses discarded 'found objects', thereby transforming the valueless into the precious. He is also fascinated with the validating function of the artist's signature as a means of bestowing both aesthetic and commercial value on the artwork, rather like a brand or logo.
Turk's carefully considered appropriations or borrowings critique the notion of originality and our perception of the historic avant-garde. 'History of Art' raises issues about the 'myth' of the artist, the iconic work of art, and the 'originality' of its authorship and its subsequent market value.
Turk's imaginative homages to other artists' work are intended to provoke serious thought into deeper questions about identity and authenticity. They both reanimate and challenge the old avant-garde myths and re-instate the critiques of authorship proposed by Duchamp as well as artists who use appropriation, such as Sherrie Levine. He excavates the foundations of art history and questions how the appraisal, originality and commodity value of works of art affect their meaning.