Mimmo Scognamiglio in conversazione con Arnaud Dubois nel contesto della mostra Abstraction/Reaction, opere dalla collezione di Arnaud Dubois.
Mimmo Scognamiglio: Mio caro amico, ci conosciamo ormai da molto tempo, e molte volte le nostre strade si sono incrociate. Qual è stato il tuo primo pensiero quando ti ho proposto di fare una mostra insieme?
Arnaud Dubois: Caro Mimmo, mi sono immediatamente sentito onorato dalla tua proposta e dalla tua dimostrazione di affetto rinnovato, e l'idea di questa nuova collaborazione mi ha subito ispirato. Il pensiero di organizzare una mostra insieme non mi ha affatto stupito - in effetti mi è sembrata una cosa logica. Anzi, mi stupisce non averlo fatto prima.
La tua è una collezione importante se consideriamo la varietà di opere e artisti presenti, ma è evidente che vi sia una netta predilezione per l'astrazione geometrica.
Ho cominciato a collezionare opere ben prima di potermelo effettivamente permettere, Il primo dipinto che ho acquistato è stato un cerchio nero su fondo bianco di Olivier Mosset, punto di partenza della mia collezione. Sono sempre stato affascinato dall'astrazione geometrica in generale, e in particolare dalla pittura minimalista. La ricerca della neutralità, l'affrancamento da ogni rappresentazione simbolica e narrativa proprie della pittura minimalista - che trova nel monocromo la sua espressione più alta - è una di quelle rivoluzioni artistiche che non finisce mai di sorprendermi per la purezza delle sue ambizioni e conclusioni formali.
Da dove viene la decisione di concentrarti su questo periodo ben definito degli anni Ottanta, che rifiuta totalmente la figurazione, un trend che all'epoca andava per la maggiore?
Dopo aver acquisito opere di artisti come Niele Toroni, François Morellet, Sol Lewitt e Robert Mangold, il mio gusto e la mia ricerca mi hanno naturalmente condotto verso la pittura astratta post-moderna. La spirale ideologica ed estetica di questa influente corrente artistica è arricchita da un immenso quanto affascinante repertorio formale che si espande a tutti i meandri della creazione artistica, sviluppando così uno stile sovversivo internazionale.
A differenza dell'arte minimalista, che cercava di limitarsi alla realtà materiale, questi artisti degli anni Ottanta hanno chiaramente compreso che un dipinto conserva sempre un rapporto con l'idea di rappresentazione. Essi denunciavano cinicamente il consumismo capitalistico legato al mondo dell'arte. Ora è l'arte il lusso più contemporaneo. Mi sembra che tale tema, sollevato da Peter Halley e dal movimento Neo-Geo, sia oggi più attuale che mai.
Come mai la scelta di includere anche opere di Picabia?
Divertente e sovversiva, la lettera di Picabia del 1920 è tratta dalla sua opera Jésus Christ Rastaquouère. Tuttavia, così come l'artista Dada si oppone al dogma che vede gli artisti alla ricerca di verità assolute, la generazione postmoderna mette in discussione la scienza positiva degli artisti modernisti, la loro idea di progresso e la ricerca di leggi universali a favore di un approccio più diversificato, saldamente radicato nel tempo.
Questa mostra raccoglie opere della tua collezione personale: sei pronto a vederle andare via?
Ho, mio malgrado, l'abitudine di collezionare più di un'opera degli artisti di cui apprezzo il lavoro. Questa non è affatto una regola imprescindibile e per un collezionista, ma piuttosto l'incapacità che ho di scegliere tra due opere che mi colpiscono. Perciò preferisco lasciare ai collezionisti questa scelta, vale a dire decidere quale delle due acquistare. L'altra me la tengo volentieri.
ARTISTI IN MOSTRA: Marcia Hafif | Peter Halley | Jonathan Lasker | Allan McCollum | Olivier Mosset | Francis Picabia | James Siena