Exodus: Tafadzwa Tega

La galleria Mimmo Scognamiglio è lieta di presentare Exodus, la seconda mostra personale dell'artista africano Tafadzwa Tega ospitata negli spazi di Milano.
L'artista dello Zimbabwe ha realizzato per l'occasione un nuovo corpus di opere su tela che rimarcano l'inconfondibile cifra stilistica della sua ricerca pittorica e mettono in evidenza la sua pur costante evoluzione. Come il titolo della mostra suggerisce, Exodus (Esodo), il punto focale della sua pratica estetica rimane la narrazione personale dell'artista fatta di storie di migrazione, di rivendicazione del successo e di perdita della propria identità culturale.
L'artista elabora e compone scene fotografiche, tramite le quali realizza successivamente i ritratti su tela dalle colorazioni accese: le persone ritratte, le loro pose, gli sfondi floreali e sgargianti fanno parte di un alfabeto di ricordi e sensazioni provenienti dalla sua terra e dalla sua famiglia, mentre gli oggetti di scena sono a testimonianza delle ingiustizie subite dai personaggi ai quali sono accompagnati o dei loro racconti di riscatto sociale. Ad esempio i libri, quasi sempre presenti nei dipinti di Tega, vogliono essere simbolo del sentimento di rivalsa culturale che l'immigrazione porta con sé. Nuovi elementi invece prendono il peso degli abusi subiti, come il cane, che narra la storia di personalità istruite che a seguito dell'arrivo in luoghi stranieri hanno visto negata la loro posizione, e veniva concesso loro solo di poter accudire i cani altrui.
I dipinti di Tega dunque mantengono un ritmo apparentemente allegro e leggero che talvolta tradisce il vero intento dell'opera: essere una narrazione sincera e intima delle difficoltà e dei sentimenti che accompagnano la scelta di abbandonare il proprio territorio d'origine.
 

 
Mimmo Scognamiglio Gallery is pleased to present Exodus, the second solo exhibition of African artist Tafadzwa Tega hosted in its Milan spaces.
For the occasion, the Zimbabwean artist has created a new body of works on canvas that underscore the unmistakable stylistic signature of his pictorial research and highlight his albeit constant evolution. As the title of the exhibition suggests, Exodus (Exodus), the focal point of his aesthetic practice remains the artist's personal narrative made up of stories of migration, claiming success and loss of cultural identity.
The artist elaborates and composes photographic scenes, through which he later creates the brightly colored portraits on canvas: the people portrayed, their poses, and the floral and garish backgrounds are part of an alphabet of memories and feelings from his homeland and family, while the props are a testament to the injustices suffered by the characters to whom they are accompanied or their tales of social redemption. For example, books, almost always present in Tega's paintings, are meant to symbolize the feeling of cultural revenge that immigration brings. New elements, on the other hand, take on the weight of the abuse they have suffered, such as the dog, which tells the story of educated personalities who, as a result of arriving in foreign places, were denied their position, and were only allowed to be allowed to look after other people's dogs.
Tega's paintings therefore maintain a seemingly cheerful and light-hearted rhythm that at times betrays the true intent of the work: to be a sincere and intimate narrative of the difficulties and feelings that accompany the choice to leave one's homeland.